Il Crocifisso di Belmonte Mezzagno

Il principe Giuseppe Emanuele Ventimiglia nella bottega in cui è realizzato il Crocifisso di Belmonte Mezzagno

Il principe Giuseppe Emanuele Ventimiglia osserva la realizzazione del Crocifisso di Belmonte Mezzagno

Ci sono volute le autorevoli parole di don Calogero D’Ugo, attuale parroco di Belmonte Mezzagno, a rassicurare i devoti Belmontesi del fatto che il Crocifisso, affisso nella chiesa madre, sia di loro proprietà. Ricercando nell’archivio storico della chiesa, il don ha ritrovato un documento che garantisce l’acquisizione, fatta dal principe Giuseppe Emanuele Ventimiglia del crocifisso belmontese e di altri due destinati alle chiese di Santo Stefano di Quisquina e di Gratteri. Sono state finalmente sfatate così le leggende che vedevano come proprietari i Monrealesi che, secondo le dicerie, si sarebbero ripresi il Crocifisso qualora non fosse stato onorato a dovere.
Nonostante tali paure siano svanite, i ferventi devoti non smettono comunque di innalzarlo.
Restaurato lo scorso anno, é stato liberato dagli elementi che, aggiunti in periodi successivi alla sua realizzazione, ne fuorviavano il significato. Il Cristo in croce non ha ancora la ferita sul costato. Ha gli occhi aperti. É un uomo vivo. E, anno dopo anno, il 14 settembre, data dell’esaltazione della croce, viene portato in processione per le vie del paese.
Animato dallo stesso spirito che fa muovere la “vara” (carro trionfale), il maestro Gaetano Profeta ha voluto ricordare le origini del Crocifisso belmontese realizzando un altro dei suoi capolavori,che si aggiunge alla serie “Storia e tradizioni di Belmonte Mezzagno“, “Il principe in bottega“.

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2 commenti su “Il Crocifisso di Belmonte Mezzagno
  1. Rocco ha detto:

    L’Opera è bella, con il commento allegato aumenta sicuramente il valore.
    Per me, nato a Belmonte infatti è stata una novità scoprire che il Crocifisso e’ dei Belmontesi.
    Complimenti

  2. Agostino Orilio ha detto:

    Uno spazio, la bottega artiginale, che rappresenta simultaneamente tre fasi del Cristo che viene scolpito, issato sulla croce e risplendente nella gloria di un cuore vivo e palpitante. Fissità e simultaneità convivono magistralmente in questa opera di Gaetano Profeta quasi a ricordare, a chi lo mira e ammira, la magia dell’arte e il cammino di chi in Cristo vede il Figlio di Dio, il Dio vero, unico e vivo.

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